CORNIEL ELS LASCIA IL RUGBY GIOCATO ED ENTRA A FAR PARTE DELLO STAFF SOCIETARIO | Benetton Rugby

CORNIEL ELS LASCIA IL RUGBY GIOCATO ED ENTRA A FAR PARTE DELLO STAFF SOCIETARIO

11 maggio 2023

Corniel Els, tallonatore del Benetton Rugby, ha annunciato oggi il ritiro dal rugby giocato. 

Nato il 19 gennaio 1994 a Polokwane in Sud Africa. Els è arrivato a Treviso nel gennaio del 2021 rendendosi protagonista di diverse partite tra cui la finale vittoria in Rainbow Cup nel 2021 contro i Bulls, sua ex squadra. Ed è proprio contro i Vodacom Bulls che, il 23 aprile 2022 a seguito di uno scontro di gioco, Corniel ha riportato una concussione cerebrale con interessamento neurologico periferico dell’arto superiore destro. Infortunio che costringe oggi Els ad ufficializzare la conclusione della propria carriera sportiva agonistica e l’abbandono del rugby giocato.

Corniel Els, 23 caps in Benetton Rugby, resterà comunque all’interno del Benetton Rugby, infatti dalla prossima stagione supporterà il team manager nelle varie operatività, in particolare nell’organizzazione delle trasferte.

Corniel, ci racconti gli attimi appena successivi all’infortunio? Cosa ricordi di quei momenti?
“Appena mi sono infortunato in campo, non sapevo esattamente cosa mi sarebbe aspettato. Io ho solo sentito la parte destra del mio corpo spegnersi totalmente e non potevo muovermi in nessun modo.
Una volta arrivato in ospedale, ho iniziato a muovere le gambe. Era strano, perché quando il mio braccio era disteso vicino a me, era come se non lo fosse. Percepivo che c’era qualcosa che non andava e durante la notte in ospedale ho sentito davvero un dolore fisico mai provato prima. Nei giorni successivi sono tornato a casa, eravamo in Sudafrica e ricordo che i miei compagni di squadra sono venuti a trovarmi a casa. Sono stati fondamentali per tirarmi su di morale. Ho pienamente realizzato ciò che mi era accaduto quando sono tornato in Italia. Quando le visite specialistiche hanno evidenziato la lesione di alcune radici nervose cervicali.”

Cosa ricordi di quei momenti?
Quando i medici mi hanno detto che le percentuali di poter tornare a muovere del tutto il braccio erano basse, è stato lo shock più grande. Qualcosa che ti spiazza totalmente, ma allo stesso tempo non mi rendevo conto che stava accadendo realmente. Mentalmente è stata durissima. Il dolore che sto vivendo è una delle cose più complicate da assorbire, perché è costante. Qualche volta è minore, qualche volta è maggiore, ma è sempre costante. La più grande battaglia mentale è dover convivere con il dolore“.

Come ti stai approcciando a questa battaglia?
Per fronteggiare mentalmente questa battaglia, essendo una persona molto devota, mi sono affidato a Dio, che sento vicino. Poi è fondamentale mia moglie, che al momento del mio infortunio era la mia fidanzata; mi sta aiutando tanto, così come i miei genitori e i miei amici. Penso che la cosa principale di questa storia è sapere di avere un grande supporto accanto. Tutti mi stanno aiutando a convivere con questa battaglia, è un aiuto imprescindibile. Sono convinto che potrò essere di ispirazione per altre persone che stanno convivendo con problemi simili e provano a superarli. Non è per nulla facile, per me è come un’opportunità di poter aiutare altre persone“.

Come stai vivendo il periodo di riabilitazione?
“La mia riabilitazione sta procedendo bene. Quando sono in piscina riesco a tenere il braccio alzato a circa 90 gradi e riesco a tenerlo dritto circa al 70% di altezza. Ci sono stati tanti miglioramenti da quando mi sono operato, sento pure più movimenti da parte del mio bicipite; sono segnali molto positivi. Ogni movimento che torno a fare deve essere celebrato. Ogni movimento che posso fare o sentire devo prenderlo come momento positivo e lavorarci sempre di più per migliorare”.

Quanto è stato importante il sostegno ricevuto dalla società, dai compagni e dai tifosi?
“Il supporto ricevuto da mia moglie, la mia famiglia e dai fisioterapisti è stato indispensabile. Il Benetton Rugby, come club, mi ha aiutato offrendomi nuovi mansioni lavorative da svolgere durante la riabilitazione. Inoltre ho potuto fare tutto qui a Treviso e così hanno creato un ambiente intorno a me per starmi più vicino in tutte le fasi del recupero. Sono veramente grato per ciò, anche i miei compagni di squadra sono stati fondamentali. Ho ricevuto un sacco di messaggi di sostegno, tanti ragazzi mi vengono a trovare quando ricevo trattamenti dai fisioterapisti chiedendomi come va il recupero. Penso che mentalmente ciò mi dia una mano, è qualcosa di molto positivo per me”.

Hai pure collaborato con alcune società del territorio, tra cui il Casale Rugby…
“Ora collaboro come assistente all’interno dello staff tecnico del Casale Rugby under 19. Ho iniziato a gennaio e non avrei mai immaginato come sarebbe stato allenare. Quando ero giocatore non avrei mai pensato di diventare allenatore, ma insegnare ai ragazzi e vedere che imparano dalle mie indicazioni è un altro aspetto positivo che mi tira su di morale, aiutandomi a migliorare. Lo ritengo come una sorta di “benedizione”. Venerdì prossimo giocheremo in semifinale, i ragazzi sono fantastici. Ascoltano e vogliono sempre imparare“.

In mezzo probabilmente il momento più bello della tua vita, cioè il matrimonio. Quanto ti ha aiutato tua moglie?
“Negli scorsi mesi mi sono sposato è stato il più bel giorno della mia vita. È successo tutto così in fretta. È stata una sorta di dono, dopo tutto ciò che stiamo attraversando. Una via per superare il dolore vissuto. Siamo davvero felici e stiamo percorrendo questa strada insieme”.

Cosa vuol dire per te dover lasciare il rugby giocato?
“All’inizio è stato veramente difficile entrare nell’ottica di non poter più giocare a rugby. Pensavo che potessi decidere io quando ritirarmi. Inizialmente è stato difficile accettarlo, ma in ogni caso sapevo che il momento del ritiro dal rugby arriva per ogni giocatore. Anche se sei il miglior giocatore al mondo, prima o poi dovrai ritirarti. Ho cominciato a focalizzarmi su altro, studiando e imparando nuove cose. Sapevo sarebbe successo, la cosa complicata era sapere come ciò avrebbe impattato sulla mia vita. Quando sei un giocatore non penseresti mai a una cosa simile”.

Come ti ha cambiato l’infortunio dal punto di vista caratteriale?
L’infortunio mi ha cambiato nell’affrontare situazioni veramente difficili, cercando di vedere il positivo al di là del grave infortunio. La cosa focale per me, quando mi sono infortunato, era capire se sarei stato ancora in grado di vivere una vita positiva, secondo ciò che Dio mi ha donato. Questo ha rappresentato il momento più duro per me, non ho mai pensato potesse succedermi. Mi ha cambiato personalmente in ogni circostanza quotidiana, provo a vedere aspetti positivi e lavoro su di me per migliorare. Credere in qualcosa ti può dare la forza, come per me che credo in Dio, ti aiuta a superare queste situazioni. Non sono sicuro di cosa sia con certezza, ma so che in questo periodo della mia vita c’è una sorta di dono. Non so ancora se sia per me, o per qualcun altro che io posso ispirare. So solo che c’è del positivo in tutto ciò e devo trovarlo sempre. Questo è il più grande cambiamento della mia vita. Cercare di prevedere le cose provando ad essere sempre positivo“.

Ora cosa ti aspetta? Quale ruolo intraprenderai in Benetton Rugby?
“Il Benetton Rugby è stato molto importante con me offrendomi un lavoro per rimanere qui e continuare la riabilitazione. Il mio nuovo ruolo sarà quello di supportare il team manager nelle varie operatività, in particolare nell’organizzare i viaggi della squadra, e poi continuare a far parte dello staff delle giovanili del Casale. È un’opportunità per iniziare a far parte del management a livello societario del Benetton Rugby”.

Vuoi mandare un ringraziamento particolare?
In conclusione, vorrei dire grazie a tutti coloro che mi hanno sostenuto mandandomi anche un semplice messaggio. Sono cose che ho appezzato davvero tanto. So che non ruba tanto tempo mandare un messaggio, ma farlo è una cosa molto carina. Ancora grazie a tutti per il sostegno“.

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