Non solo i Leoni della Prima Squadra, ma anche i biancoverdi del settore giovanile e le ragazze delle Red Panthers sono tornate a calcare i campi de La Ghirada. Ogni tipo di pratica sportiva giovanile e femminile riattivata sta rispettando tutte le norme e le restrizioni in vigore, sancite dal protocollo della FIR per la ripresa degli allenamenti in piena sicurezza.
A tal riguardo abbiamo intervistato Giovanni Grespan, il responsabile del settore giovanile del Benetton Rugby.
Giovanni, dopo diverse settimane i piccoli Leoni e le Red Panthers hanno ricominciato ad allenarsi.
«Sì, dall’8 giugno abbiamo ripreso l’attività del settore giovanile, del minirugby e delle Red Panthers. È un’ottima notizia per noi del settore giovanile in quanto il nostro obiettivo è quello di cercare di recuperare questi due mesi e mezzo di inattività che abbiamo avuto con i nostri ragazzi, cercando anche di portarli a settembre dove speriamo in tutta sicurezza di riprendere la nostra attività».
Quali sono i principali cambiamenti rispetto agli allenamenti precedenti all’esplosione del coronavirus? E quali sono le più importanti nuove indicazioni da seguire?
«I cambiamenti e le linee guida sono le seguenti: abbiamo inviato via mail a tutti i genitori e alle famiglie le linee guida da rispettare, in particolare la consegna del modulo di autocertificazione in cui si afferma che nessun ragazzo è stato male durante il periodo di lockdown e in questo momento è sano. L’altra linea guida che noi vogliamo rispettare è evitare che i genitori si avvicinino ai campi, poi misuriamo ogni giorno a tutti i ragazzi che entrano se hanno la febbre, e se qualcuno ce l’ha deve ritornare a casa e contattare il medico e il pediatra di base. Facciamo igienizzare le mani, al momento abbiamo chiesto a tutti i ragazzi di portare un pallone personale, per cui ogni ragazzo oltre alla ripresa dell’attività motoria fa anche giochi di destrezza con il suo pallone. Queste sono un po’ le linee guida principali che abbiamo utilizzato per ripartire, con la speranza che col prosieguo dei giorni le cose migliorino e si possano fare i passaggi tra squadre, sempre mantenendo le distanze di sicurezza tra un giocatore e l’altro».
Come hanno reagito i ragazzi alle nuove modalità di allenamento?
«I ragazzi stanno reagendo molto bene, in quanto abbiamo avuto parecchie richieste dei genitori per sapere quando avremmo riaperto. Purtroppo, la Ghirada è un centro sportivo particolare, nel senso che è un centro privato a uso pubblico. Il senso di riaprire vuol dire anche dare la possibilità a qualsiasi persona di poter venire a giocare a basket o a volley o qualsiasi attività. Quindi la risposta dei nostri ragazzi è stata molto positiva, abbiamo avuto circa il 93-94% di ritorno di ragazzi venuti a riprendere a fare le attività. Siamo molto felici e saranno ragazzi che spero rivedremo a settembre quando ricominceremo ufficialmente l’attività sportiva per la stagione 2020-2021».
I piccoli Leoni sono contenti di poter tornare a giocare a rugby?
«I ragazzi li ho visti felici e con la voglia di riprendere. Proprio la mancanza del contatto fisico, della presenza sia a scuola che nei campi da rugby, la parte affettiva ai ragazzi è mancata molto e di conseguenza il fatto di ritrovarsi è la cosa che più mi preoccupava, soprattutto i più piccoli che sono abituati ogni volta che si vedono ad abbracciarsi. Però ho visto che anche i più piccoli sono stati molto responsabili e hanno capito in questi due mesi e mezzo di chiusura che bisogna rispettare determinate regole e questo mi fa molto piacere».
Durante la quarantena come si tenevano in forma i biancoverdi del settore giovanile?
«Tutte le categorie dall’under 10 fino all’under 18, più il settore femminile, mentre con i più piccoli è stato un attimo più difficile perché ci si deve collegare anche con i genitori, hanno seguito dei collegamenti on-line con gli allenatori durante questi due mesi e mezzo. Allenatori che vorrei anche ringraziare perché in questo periodo di inattività sono stati molto bravi a connettersi con tutte quante le famiglie, ricordare che siamo sempre presenti, e abbiamo fatto sempre dai due, con i più piccoli, fino a tre o quattro, con i più grandi, allenamenti online ogni settimana. La risposta è stata molto positiva, ma sicuramente non è la stessa cosa di andare in campo per fare la solita attività. Siamo molto felici del lavoro fatto dagli allenatori in questo periodo di lockdown, li ringrazio ancora perché hanno fatto sentire alle famiglie che siamo presenti come società, non volevamo perdere i ragazzi e far vedere che sono il nostro patrimonio. Sono stato molto contento e la cosa mi fa molto piacere».