RUGBY E CULTURA: Franco Smith professore per un giorno al Master Sbs
Pomeriggio speciale quello di ieri per gli studenti del Master in Strategie per il Business dello Sport de La Ghirada (www.mastersbs.it).
A far visita alla classe formata da 28 alunni, che fino a marzo sarà impegnata nella fase d aula del Corso post-laurea in sport management, sono intervenuti come testimoni i 3 allenatori di casa : Sasha Djordjevic (Benetton Basket), Franco Smith (Benetton Rugby) e Roberto Piazza (Sisley Volley).
Ad aprire il pomeriggio ci ha pensato Sasha Djordjevic, reduce dalla vittoria di domenica con i suoi biancoverdi sulla Tercas Teramo.
Molti gli aneddoti, le riflessioni sulla leadership, sulla gestione dello spogliatoio, e sul passaggio dalla vita da giocatore a quella da allenatore.
Sto cercando di tramettere il mio carattere ai miei giocatori – ha spiegato Sasha – Per loro sfortuna sono molto ambizioso, non mi piace perdere .
Sulla sua gloriosa carriera ha raccontato il rapporto che aveva con i suoi coach, e le più belle vittorie. Ora li rispetto di più e quando li incontro dico loro: solo ora capisco tante cose – ha scherzato Djordjevic che ha confidato – E bellissimo fare l allenatore, ma forse era più comodo fare il giocatore, mi manca la vita di spogliatoio e quello che nasceva lì dentro.
Esprimere la propria leadership da giocatore, con l esempio sul campo e con il rapporto diretto, è più agevole che farlo da coach.
Da allenatore arrivi fino a un certo punto, poi all interno della squadra e dello spogliatoio deve esserci un leader che un po emerge da solo, un po viene agevolato in questo dal lavoro del coach.
Su Gallinari che lui fece esordire a Milano: Già a 18 anni pensava da grande . Su Bulleri: A Treviso è come un pesce dentro l acqua . Scalabrine? E un giocatore positivo in tutto e per tutto. Ed è ben voluto, dal pubblico come dai suoi compagni ed è un esempio per tutti, mai vista un applicazione e una positività così .
Poi è arrivato il turno di Franco Smith, capo allenatore del Benetton Rugby. Colui che prepara quotidianamente il lavoro di 41 Leoni, si è trovato a gestire una classe di 28 laureati che gli hanno sottoposto svariate domande, colme di curiosità, anche tecniche.
Con l ingresso in Celtic League è cambiata totalmente la preparazione fisica e tecnica: sono stati spostati i nostri limiti. E stata innalzata l asticella. Dopo essere stati campioni in Italia, questo gruppo, doveva spingere più forte .
Per far ciò sono serviti degli allenamenti specifici. Ad inizio stagione quest anno siamo stati alle Tre Cime di Lavaredo a fare trekking. Davanti a noi c era una montagna; dovevamo superarla, c era una strada per farlo e l abbiamo percorsa tutta, 9 ore di cammino da Misurina ad Auronzo.
Ce l abbiamo fatta, il messaggio per tutti è stato quello. Serve una preparazione mentale, non soltanto atletica. Con la mia squadra cerchiamo di unire le due .
Com è possibile gestire 40 atleti in prima squadra? Il mio focus è sulla squadra, non dico 24 ore su 24 ma quasi. Non è semplice, diciamo che ho collaboratori molto bravi. Passione, orgoglio e spirito di appartenenza, io voglio questo da tutti, giocatori e staff .
La testimonianza di Roberto Piazza (coach della Sisley Volley) è stata ad alto tasso d’interattività.
Dall inizio della sua carriera, da secondo allenatore a Parma, in Nazionale e a Treviso, la Russia, le grandi vittorie, fino all esperienza da head coach.
Tutto è nato quando da giocatore a Parma, guardavo i miei compagni: Giani, Zorzi, Bracci, Dal Zotto. Vedevo come si muovevano e scoprivo che magari più che giocare bene (saltavo poco) arrivavo prima di altri a capire alcune situazioni di gioco.
Così ho smesso in fretta e ho cominciato ad allenare: nella mia strada ho lavorato con professionisti come Bebeto, che considero il migliore, Montali, Kim Ho Chul, Bagnoli con cui ho collaborato 13 anni, tutti con un modo di rapportarsi alla squadra diverso .
Poi qualche commento sulle vittorie più belle: Assieme a Daniele Bagnoli alla Sisley abbiamo vinto tutto, crescendo giocatori, con alcuni leader riconosciuti dagli altri e anche parecchie situazioni difficili da risolvere.
Il mio segreto per accettare il passo da capo allenatore? Aver sempre ragionato con la testa dell head coach anche quando ero assistente e mi mettevo a disposizione del capo allenatore .
Anche questa testimonianza è stata caratterizzata dagli aneddoti: dalle finali scudetto, alle rimonte, ai giocatori di talento. Ne ho conosciuti molti, quasi tutti i migliori dell epoca recente . Su Fei. Un campione. Quando gli abbiamo cambiato ruolo in pochi ci credevano, ma da centrale era sprecato .
Belluno? Una scommessa straordinaria che mi stimola. Potevo andare in Russia e anche prendere molto di più, non ci ho pensato un attimo, una grande sfida che vogliamo vincere .