FINALE SUPER 10: Treviso, è qui la festa
Immagini indelebili di un grande trionfo quelle di sabato scorso tra Padova e Treviso, dove di fatto si è consumata la festa per il quindicesimo scudetto dei Leoni del Benetton Treviso.
Al fischio finale partono immediatamente gli abbracci, in campo così come sulle tribune, per lasciare andare ottanta minuti di tensione e sacrificio.
Le scene che resteranno sono, però, tante e molte rischiano anche di andare perdute.
C’è l’addio di Marius Goosen che lascia il rugby giocato e a stento riesce a trattenere le lacrime, portato poi a spalla in trionfo dai compagni proprio sotto la tribuna dei supporters trevigiani.

E così mentre nello stadio risuonano le note dell’inno “Anima biancoverde”, inizia la rincorsa ai propri beniamini per una pacca sulla spalla, un abbraccio, un bacio, un autografo o una foto ricordo.
Stupenda l’immagine dei tanti piccoli in spalla ai papà che corrono liberi per il campo, portando al collo la medaglia conquistata dai genitori.
Altrettanto emozionante l’accoglienza in Club House a Monigo meta prestabilita per la grande festa finale con diversi tifosi che già avevano lasciato Padova per recarsi a Treviso.
Ci sono, poi, gli immancabili gavettoni. Doccia ghiacciata negli spogliatoi per il principale artefice del successo, il tecnico Franco Smith, ma anche per il medico dei biancoverdi, il dottor Marino Baldo.
Non se la cava nel migliore dei modi nemmeno il direttore generale, Vittorio Munari, che sul campo viene letteralmente inondato di prosecco, cambiando persino il colore degli abiti indossati.

Il cartellone è stato, però, fortunatamente portato in salvo, dopo che alcuni giocatori avevano tentato di recuperarlo “minacciando” di appenderlo nottetempo in Piazza dei Signori.

Il cartellone con cui alcuni tifosi hanno goliardicamente salutato la vittoria biancoverde guidata dal direttore generale, Vittorio Munari
Quel clima, più volte sottolineato da coach Franco Smith, di familiarità ed affetto reciproco.
Le testimonianze nella finale di Padova si sprecano. Parlando di familia, non è passato inosservato il padre dello stesso Smith che immortalava con la telecamera il figlio seduto sulle tribune del Plebiscito e ancor più bello e toccante è stato l’abbraccio tra i due alla fine delle ostilità.
Il tutto mentre Brendan Williams e Dion Kingi, amici fraterni, si scambiavano le maglie e venivano premiati l’uno indossando una larghissima numero 8 e l’altro una molto aderente numero 15.
Lo stesso Williams, durante l’incontro, sbaglia un calcio di liberazione e si dispera. Antonio Pavanello sembra il miglior scattista mentre corre immediatamente a rincuorarlo.
Ancora il folletto australiano è protagonista di un gesto semplice ma allo stesso tempo sinceramente bello, quando a gara terminata regala le sue scarpe che portano i nomi di moglie e figlia ad Emiliano Mulieri.
E intanto, la piccola Olivia, figlia dello stesso trequarti italoargentino, corre spensierata per il campo giocando a nascondino con la coppa e con il “pinocchio” biancoverde, Diego Vidal.
L’ultimo segno di stima arriva da chi addirittura la finale non l’ha giocata. Augusto Allori esce dal campo prima del fischio finale a causa di un infortunio e non prende parte al cerimoniale di premiazione.
Michele Sutto negli spogliatoi si toglie dal collo la medaglia d’oro e la cede senza nessuna remora al compagno.
La festa continua fino alle prime luci dell’alba in casetta e si trasferisce fino al mattino a Jesolo. Da lunedì si riparte, ma intanto ci si gode una grande serata.